Post by Rain...sono uno studente di ingegneria aerospaziale, a pochi esami dalla fine;
ieri ho saputo che una mia amica studia che studia scienze della
comunicazione, ha già avuto diverse proposte di lavoro...tra le quali una
molto promettente. Cio' mi ha fatto pensare inevitabilmente a quella che
sarà la mia posizione una volta laureatomi. Difficilmente credo, di avere le
stesse (o simili)opportunità e non tanto per il fatto di studiare ingegneria
aerospaziale, ma in quanto ingegnere. Inutile, sottolineare la disparità
enorme, di sacrifici richiesti da una e dall'altra facoltà, e sulla
"qualità" di vita da studente: noi ci laureamo più tardi, studiamo di
più...loro si laureano giovani (22/23 anni con il vecchio ordinamento), non
studiano moltissimo hanno moltissime lezioni interattive, e poi...hanno
anche più opportunità, di fare carriera? Certo mi potrete obiettare che non
c'è solo l'aspetto economico,ci sono le soddisfazioni, ecc.., ma non credo
che nel loro caso manchino...Mah spero che mi sbagli altrimenti...un vostro
parere?
ciao
Rain
Ciao,
mi va di dirti come la penso. Ci sono alcuni punti nel tuo discorso e nelle
successive repliche, che secondo me vanno separati e considerati
singolarmente anche se, come sempre accade, essi sono ben strettamente
collegati. La mia "proposta di temi" è questa:
1 - Possibilità di "lavoro"
2 - Di che "lavoro" stiamo parlando? Qual'è il compito dell'ingegnere?
3 - Studiare come pazzi o godersi la vita?
Come dicevo, le tre cose sono strettamente legate, almeno dal mio punto di
vista. Se parliamo di possibilità dopo la laurea, non possiamo fare a meno
di chiederci: possibiltà di che cosa? Se ci fermiamo all'Italia, anche se
non ho grande esperienza mi sembra di poter affermare che la tendenza per
gli ingegneri sia di farne "dirigenti". Ossia, si sfruttano le basi
tecnico-teoriche per avviare queste persone all' "arte
dell'amministrazione". Io sono un elettronico ma penso non sia veramente
diverso per te: puoi tranquillamente (compatibilmente con le tue esigenze)
"riciclarti" nelle maniere più disparate, per andare ad inserirti in questo
tracciato "dell'ingegnere-manager". Quanto questo possa essere gratificante
dipende dalla tua sensibiltà, ovvero scala di valori. Quanto questo possa
essere conforme alla vera "essenza" dell' ingegnere, ancora dipende da mille
fattori, non ultimo le proprie caratteristiche e quello che si crede essere,
questa "essenza".
Per quanto riguarda la gratifica, se ti piace avere persone sotto di te, non
importa se quel che fanno è distante mille miglia da quello che a suo tempo
studiasti, se, ancora, ti piace più organizzare "gli altri" che non te
stesso, discutere, chiedere, tirare prezzi e cose del genere, penso che
anche le gratifiche arrivino. Bisogna ovviamente, ma questo accade in tutte
le cose, saperci fare. Non direi che la situazione sia particolarmente
favorevole, non lo era prima ed ultimamente, grazie alla "congiuntura",
stiamo ancora peggio. Ma le possibilità ci sono; se sei brillante, se ti dai
da fare, la cosa verrà notata. Se verrà *taciuta*, sarai tu a dover chiedere
ed osare. Per inciso, un classico modo per avanzare "rapidamente" è quello
di cambiare lavoro...spesso. Ma sempre stando attenti (si potrebbe dare la
percezione di essere, in realtà, inaffidabili)!
Per quanto riguarda la conformità del ruolo che in Italia viene affidato
all'"ingegnere", rispetto a quello che realmente sarebbe il suo compito, è
ovvio che ciò dipenda da cosa si pensa tale compito debba essere. Non posso
che umilmente dirti la mia. Per me l'ingegnere ha il compito di trasformare
un'idea in realtà. Un fisico, un altro scienziato, un'altra figura, insomma,
se ne esce con una certa idea:" Ma non sarebbe meglio se al nostro sistema
X, aggiungessimo questa caratteristica y?". L'ingegnere innanzitutto
controlla che questo non sia contro qualche principio della fisica (!), il
che accade più spesso di quanto non si pensi, poi fa un *rapido* esame dei
benefici, e dice se a grandi linee la cosa sia fattibile oppure no.
Dopodiché, si passa allo studio di fattibilità, poi ai prototipi, poi al
design...e così via. Io ti parlo da elettronico, ma non credo sia molto
differente per meccanica, aerospaziale ecc. Ci sono delle differenze con
civile, ma solo "formali". La sostanza è, comunque, la capacità di
trasformare un'idea in un prodotto finito, vendibile, funzionante,
affidabile, e quant'altro. Come si può intuire, il processo è piuttosto
complesso, per cui lo si divide ed affida a differenti figure, tutte però
"ingegneri".
Cosa ci vuole, per formare una persona in grado di svolgere questo compito?
Qui arriviamo al punto 3. Bisogna farsi un c**o così. Capire come funzionano
le cose, in modo da poter agire su di esse per modificarle, non è una cosa
banale. Ci vuole MOLTA dedizione. Guarda bene, non sto parlando delle ore
spese sui libri all' università. Questo non è ancora niente, o comunque
poco. OK, parlo per me. Io ho avuto una storia universitaria abbastanza
travagliata...ho sprecato quasi 4 anni prima di capire che cosa realmente mi
interessasse. Da quel momento, non ho più cambiato idea, ma probabilmente
pago ancora lo scotto di aver iniziato a studiare seriamente a 24 anni!
Anche ora, sul lavoro, mi rendo conto di quante cose *basilari* ancora non
so, cose che, se capite, aumentano sensibilmente la qualità del tuo
"prodotto". Se mi guardo intorno, d'altra parte, non è che mi senta solo!
Anche ingegneri che hanno *molta* più esperienza di me, tante volte rivelano
lacune nella loro conoscenza. Lacune che si possono tappare in vari modi,
molte volte con quella che comunemente si chiama "esperienza", ma io sono a
favore di un approccio secondo me più solido. E più faticoso.
In sintesi: l'ingegnere ha il compito di *capire* la realtà, ad un livello
tale che permetta un *fruttuoso* sfruttamento dei suoi principi. E' una roba
tosta. Ti piace, ti interessa questo tipo di ruolo? OK, io ti auguro di
trovare la strada più comoda ma, per quello che ho visto finora, è un
compito che richiede dedizione. Non è questione di godersi la vita o meno.
Questo mi sa molto di corsa ad ostacoli, come sicuramente il nostro sistema
ci spinge ad interpretare lo studio (e più in generale la vita), ma non è
così. Non è più figo chi riesce a passare l'esame, o laurearsi, andando in
discoteca venerdì sabato e domenica, se l'obiettivo è *capire* le cose. Oh,
se ci si riesce, tanto meglio!! Ci metterei la firma! Normalmente, però, mi
aspetterei un impegno più duro. Che certamente non finisce con la laurea.
Un ultima parola per il prode che è arrivato sin qui nella lettura: le
possibilità di fare l'ingegnere, come l'ho inteso io qui, ci sono. Sono
ruoli NECESSARI e richiesti, ma probabilmente non in Italia. Per cui, armi e
bagagli, e via! Io ho fatto così perché *volevo* questo ruolo e ovviamente
sono molto soddisfatto.
M